Team di
Privacy Network

 

Diego Dimalta
Andrea Baldrati
Matteo Navacci

Ci siamo incontrati nel 2018 ad un corso di formazione molto autorevole quanto polveroso e ci siamo scoperti insofferenti verso un certo modo di affrontare il tema della privacy senza un vero contatto con la realtà, a pacche sulle spalle tra esperti invece che con spirito critico e divulgativo. 

Ci stupiva che la nuova normativa del settore venisse letta con la lente dei principi teorici e non con quella degli algoritmi di raccomandazione o degli annunci mirati, insomma con lo sguardo rivolto alle applicazioni pratiche che governano l’attuale società dell’informazione e che in qualche modo ci condizionano.

Per noi era arrivato il momento di  “fare privacy semplicemente”. E proprio con questa frase programmatica è nata la nostra associazione, Privacy Network. “Fare” e non solo studiare perché non siamo un circolo di accademici. “Privacy”, il diritto che difendiamo con passione, anche nella sua nuova accezione di protezione dei dati personali. “Semplicemente”, perché pensiamo che sia inutile girare intorno a concetti difficili quando si parla di un qualcosa che riguarda e deve essere comprensibile a tutti.

Il primo passo è stato quello di creare una pagina su LinkedIn. In breve è diventata una voce seguita da quasi 15mila utenti. 

Oggi siamo una vera e propria associazione, con un board (oltre a noi co-founder ne fa parte Diletta Huyskes) e quattro dipartimenti: Advocacy, Legale, Ricerca e Comunicazione. 

Abbiamo centinaia di associati, rapporti istituzionali, partnership strategiche, campagne di advocacy dal respiro nazionale ed europeo. La nostra squadra organizza decine di eventi pubblici, interviste e incontri con esperti, accademici, giornalisti per discutere dei temi più rilevanti che riguardano privacy e cittadinanza digitale. Nel corso del tempo è cresciuto anche il nostro impegno istituzionale, con audizioni parlamentari, interrogazioni e incontri con il Garante Privacy.

Fra i più recenti progetti,il primo Osservatorio Italiano sulla Amministrazione Automatizzata, che ha lo scopo di censire tutti i sistemi di decisione automatizzata utilizzati dalla pubblica amministrazione.

Nell’era della raccolta dei dati massiva che produce pericolose devianze, dal tracciamento evoluto al monitoraggio algoritmico, il nostro desiderio – e obiettivo – di vivere in una società tecnologica e libera trova ogni giorno nuovi sostenitori.

Tra i tanti incontri, ce n’è stato uno speciale con Jacopo Sesana, appassionato di Crypto e Digital dentity;  insieme a lui nel 2021 abbiamo ideato la prima Privacy Week, un evento di 5 giorni per ragionare e spiegare le nuove tecnologie, i loro impatti per la privacy, la libertà e i diritti delle persone. 

Un evento che ha l’ambizione di parlare alle aziende per metterle alla prova dei fatti, ma che è rivolta anche alle persone comuni che vogliono conoscere questo mondo, senza essere travolti da tecnicismi e parole vuote.  

Grazie ad AUT Studio il progetto è diventato realtà.

Il successo di questa iniziativa ha confermato che si può fare davvero molto – e semplicemente – affinché l’innovazione non sia strumento di potere, controllo o discriminazione, ma che rimanga al servizio dell’uomo.

Ci siamo incontrati nel 2018 ad un corso di formazione molto autorevole quanto polveroso e ci siamo scoperti insofferenti verso un certo modo di affrontare il tema della privacy senza un vero contatto con la realtà, a pacche sulle spalle tra esperti invece che con spirito critico e divulgativo.

Ci stupiva che la nuova normativa del settore venisse letta con la lente dei principi teorici e non con quella degli algoritmi di raccomandazione o degli annunci mirati, insomma con lo sguardo rivolto alle applicazioni pratiche che governano l’attuale società dell’informazione e che in qualche modo ci condizionano.

Per noi era arrivato il momento di  “fare privacy semplicemente”. E proprio con questa frase programmatica è nata la nostra associazione, Privacy Network. “Fare” e non solo studiare perché non siamo un circolo di accademici. “Privacy”, il diritto che difendiamo con passione, anche nella sua nuova accezione di protezione dei dati personali. “Semplicemente”, perché pensiamo che sia inutile girare intorno a concetti difficili quando si parla di un qualcosa che riguarda e deve essere comprensibile a tutti.

Il primo passo è stato quello di creare una pagina su LinkedIn. In breve è diventata una voce seguita da quasi 15mila utenti. 

Oggi siamo una vera e propria associazione, con un board (oltre a noi co-founder ne fa parte Diletta Huyskes) e quattro dipartimenti: Advocacy, Legale, Ricerca e Comunicazione. 

Abbiamo centinaia di associati, rapporti istituzionali, partnership strategiche, campagne di advocacy dal respiro nazionale ed europeo. La nostra squadra organizza decine di eventi pubblici, interviste e incontri con esperti, accademici, giornalisti per discutere dei temi più rilevanti che riguardano privacy e cittadinanza digitale. Nel corso del tempo è cresciuto anche il nostro impegno istituzionale, con audizioni parlamentari, interrogazioni e incontri con il Garante Privacy.

Fra i più recenti progetti,il primo Osservatorio Italiano sulla Amministrazione Automatizzata, che ha lo scopo di censire tutti i sistemi di decisione automatizzata utilizzati dalla pubblica amministrazione.

Nell’era della raccolta dei dati massiva che produce pericolose devianze, dal tracciamento evoluto al monitoraggio algoritmico, il nostro desiderio – e obiettivo – di vivere in una società tecnologica e libera trova ogni giorno nuovi sostenitori.

Tra i tanti incontri, ce n’è stato uno speciale con Jacopo Sesana, appassionato di Crypto e Digital dentity;  insieme a lui nel 2021 abbiamo ideato la prima Privacy Week, un evento di 5 giorni per ragionare e spiegare le nuove tecnologie, i loro impatti per la privacy, la libertà e i diritti delle persone. 

Un evento che ha l’ambizione di parlare alle aziende per metterle alla prova dei fatti, ma che è rivolta anche alle persone comuni che vogliono conoscere questo mondo, senza essere travolti da tecnicismi e parole vuote.  

Grazie ad AUT Studio il progetto è diventato realtà.

Il successo di questa iniziativa ha confermato che si può fare davvero molto – e semplicemente – affinché l’innovazione non sia strumento di potere, controllo o discriminazione, ma che rimanga al servizio dell’uomo.

Diego Di Malta
Andrea Baldrati
Matteo Navacci

Benvenuto!

Inserisci la tua mail per registrarti.



Aggiungi qui il testo dell'intestazione